Le città sono piene di corsi di Tai chi, Qi gong; ogni giorno riceviamo richieste di persone che pretendono di insegnare dopo qualche mese di pratica (ormai è tutto smart, veloce).
C’è una grande dispersione: si cercano risultati immediati, si vuole assaggiare tutto e non ci si da il tempo di entrare in profondità.
Attualmente spopolano le scuole di qi gong proprio perché gli esercizi sembrano semplici, di facile acquisizione, insomma non ci si deve impegnare troppo.
Ci vuole pazienza e passione, dice il G.M° Chu, per imparare il Tai Chi, mettersi in gioco e lavorare su se stessi.
Insegnare aiuta ad imparare, ma è importante mantenere il doppio ruolo, la mente del principiante (YinYang).
Molte persone arrivano ai nostri corsi sospettose, pensando di sapere cosa sia il tai chi, reputandolo rilassante nel migliore dei casi e noioso in molti altri. Come un medico omeopatico incompetente fa perdere fiducia a tutta la categoria, mentre 100 allopatici fanno danni ma la “medicina” resta scientifica ed affidabile per l’opinione pubblica.
Controllate “il curriculum” di chi insegna, verificate che ci sia una scuola di riferimento, guardate se c’è energia, vitalità.
Come un ramo staccato dalla pianta madre a volte può attecchire, ma spesso si inselvatichisce, ecco che si inventano forme nuove, di sintesi, che nutrono l’ego smisurato dei loro creatori.
Noi abbiamo una tradizione che è viva insieme a noi.
Sentiamone il sostegno, la libertà di galleggiare in un fiume che viene da lontano (per citare il M° Lopez).
Rosanna e Chiara